Museo Fortuny

Museo Fortuny

IDA BARBARIGO - I Terrestri

La mostra

Più che una mostra, è una costruzione unitaria (nata infatti da una condivisione di intenti tra l’artista,) cui le suggestioni si fondono. Nella serie dei Terrestri -la più recente produzione dell’artista – pare raffigurata l’intera umanità, con un posto per ognuno, senza tralasciare o dimenticare nemmeno un singolo individuo. Tele di diverse dimensioni diventano sede di un frenetico operare: qui gli “umani” entrano, si fermano, escono, senza essere veramente coscienti di ciò che accade loro, ma lasciandosi trasportare dal puro trascorrere della vita. Sono per l’appunto terrestri, “semplicemente” affaccendati nelle loro attività quotidiane, coinvolti dalla moltitudine di accadimenti ed emozioni che concorrono a costruire i percorsi esistenziali in un ininterrotto pulsare di energia. E proprio questo entrare ed uscire, questo coinvolgimento emotivo e accogliente si esprimono anche nelle originali strutture espositive, poligoni al tempo stesso chiusi e aperti, creati per costruire il percorso ideale di approccio ai Terrestri di Ida, come nel suo atelier. Accanto ai Terrestri, in un rimando formale di sorprendente coerenza, trovano spazio citazioni di momenti diversi del lungo percorso espressivo dell’artista. Se Saturno (1997), padre mitologico di tutti i terrestri, apre idealmente la mostra, dipinti importanti degli anni ’60 , da General dixi doman piovi (1964) a L’uomo di pietra (1967), dialogano e si incrociano con le produzioni più recenti. Uno spazio specifico, fuori dai poligoni con i Terrestri, è dedicato a una scelta di opere realizzate negli ultimi quarant’anni, tra cui Seggiole e tavolini (1962), Passeggiata per scommessa (1963), Passeggiata bizantina (1963). Dall’osservazione di semplici oggetti comuni – le “sedie” e i “tavolini” che spesso a Venezia si trovano nei campi e in piazza-, nascono opere caratterizzate da un intreccio armonico di linee. Il soggetto è un pretesto per potersi avvicinare a quel mondo brulicante di vita che si manifesta all’aperto, tra i tavoli e le sedie fuori dai caffè. Nelle prime opere non vi è presenza umana e solo in seguito la linea delle persone si coniugherà a quella degli oggetti. I titoli delle opere sono talvolta, come in General dixi… frasi rubate alle persone e manifestano il sottile approccio di Ida Barbarigo alla vita e alla realtà che osserva acutamente, cercando di afferrarla con sguardo ironico. Questa attenzione alla vita – intesa come privilegio dell’essere al mondo – può celare a volte un velo di malinconia – come nelle figure solitarie sedute ai tavolini – o di angoscia, come nei Persecutori o nella serie dei Giudici o nelle Sfingi, rappresentanti di un’umanità minacciosa e manipolatrice, sapientemente tratteggiati in atmosfere cupe e stilisticamente improntate a un espressionismo essenziale.
Con i Terrestri questa vena scompare lasciando il posto a un fluire ininterrotto di energia, nel permanere dell’identità e della forza del segno.