Museo Fortuny

Museo Fortuny

LIBRI, SOGNI, VIAGGI - IL RITORNO DI HUGO

Opere in mostra

LE OPERE IN MOSTRA

Le Feste Ducali

1. A. Canal, G.B. Brustolon
Presentazione del Doge a San Marco

Rame, acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, cl. XXXIII n. 1560

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe Gherro n. 1002

Stampa, quarto stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe Correr Gr. n. 5049

La serie delle Feste Ducali si apre con quattro soggetti dedicati ai principali momenti cerimoniali legati all’elezione del Doge. Nella prima tavola, di cui presentiamo una stampa del secondo stato e una del quarto, il Serenissimo, appena eletto, viene mostrato al populus in Basilica dal più anziano dei quarantuno nobili elettori. Si tratta di una cerimonia di massima solennità e di forte valenza simbolica. Eletto anche per volere di Dio, in questa occasione si impegna, con formule rituali, a garantire alla Repubblica pace, prosperità e giustizia.
Nel grandioso scenario della Basilica, il Doge compare sullo sfondo, a destra, sul pulpito, e non indossa ancora il caratteristico corno dogale. Al centro della composizione alcuni arsenalotti, lavoratori dell’Arsenale, armeggiano attorno alla base del pozzetto, monumentale portantina scoperta sulla quale il neoeletto Doge poi salirà. Ali di folla acclamante vengono trattenute dagli addetti all’Arsenale con lunghe pertiche.
Il disegno di Canaletto da cui è tratta questa lastra è a Wiltshire in collezione privata; un dipinto di derivazione di Francesco Guardi è a Bruxelles al Musée Royal de Beaux-Arts,

2. A. Canal, G.B. Brustolon
Trasporto del Doge in pozzetto nella Piazza di San Marco

Rame, acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, cl. XXXIII n. 1568

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe P.D. n. 7184

Dopo la cerimonia di insediamento in Basilica, il Doge sale sul pozzetto ed è trionfalmente trasportato in Piazza dagli arsenalotti, che si fanno strada tra folla con lunghe pertiche. Durante il tragitto attorno alla Piazza, condotto a passi veloci, il Doge elargisce al popolo festante monete d’oro e d’argento, coniate per l’occasione, mentre le Procuratie sono addobbate a festa con arazzi e drappi alle finestre che interrompono le severe linee architettoniche e conferiscono vivacità alla scena.
Il disegno originale di Canaletto è a Londra al British Museum, mentre il relativo quadro di derivazione di Francesco Guardi è al Musée di Grenoble.

3. A. Canal, G.B. Brustolon
Incoronazione del Doge sulla Scala dei Giganti

Rame, acquaforte e bulino; 448×575 mm
Venezia, Museo Correr, cl. XXXIII n. 1569

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe Gherro n. 1004

Dopo il passaggio in Piazza “in pozzetto”, siamo al rito dell’incoronazione, nel cortile d’onore di Palazzo Ducale. Dal 1485 questa cerimonia, che prima si svolgeva in forma più austera e riservata nella sala del Senato, venne esaltata da uno scenario monumentale con concorso di popolo, quasi a voler emulare e superare in splendore i rituali rinascimentali di altre corti.
A partire dall’elezione dei dogi Barbarigo, infatti, l’incoronazione si svolge sullo sfondo dell’imponente Scala dei Giganti, il cui apparato decorativo, connotato da significati simbolici connessi al dominio della Serenissima Repubblica, era stato da poco portato a compimento. Qui il Doge proferisce la Promissione, giurando fedeltà alle leggi dello Stato, riceve il camauro, leggera cuffia di tela bianca che scende lateralmente fino a coprire le orecchie, e la così detta zoia, ricco corno dogale da cerimonia in pregiato tessuto cremisi e oro ornato di pietre preziose. Ali di dignitari lo attorniano e si snodano lungo la scalinata, mentre variegati gruppi di astanti si distribuiscono lateralmente nello spazio del cortile con qualche gustosa annotazione di costume.
Il disegno di Canaletto per questa incisione è a Wiltshire in collezione privata, mentre la copia pittorica liberamente tratta da Francesco Guardi è a Parigi , al Louvre.

4 . A. Canal, G.B. Brustolon
Ringraziamento del Doge al Maggior Consiglio

Rame, acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, cl. XXXIII n. 1567

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe Gherro n. 1005

Stampa, quarto stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe Correr Gr. n. 5050

Momento conclusivo delle cerimonie di insediamento è il primo intervento del Doge al Maggior Consiglio, principale organo legislativo dello Stato. In questa occasione il Serenissimo rende grazie per l’avvenuta elezione, togliendosi il corno dogale in segno di riconoscimento dell’alta autorità del Consiglio medesimo, di cui anche l’artista sembra voler esaltare il ruolo, ponendo la figura del Doge sullo sfondo, quasi primus inter pares, nello straordinario scenario del Salone in cui si assommano i testi più alti della pittura cinquecentesca veneta, ad esaltazione della storia, del mito e del potere della Repubblica.
Il disegno del Canaletto relativo a questa scena è a Londra al British Museum;, il dipinto di libera interpretazione di Francesco Guardi è a Nantes, Musée des Beaux-Arts

5. A. Canal, G.B. Brustolon
Partenza del Doge sul Bucintoro per lo Sposalizio del Mare

Rame, acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, cl. XXXIII n. 1565

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe Molin n. 1932

Stampa, quarto stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Fondo Stampe Fortuny, cartella A/ 43

La serie delle Solennità Dogali, dopo i riti di insediamento, continua con le celebrazioni legate al giorno dell’Ascensione, in vulgo Sensa, quando ha luogo lo Sposalizio del Mare. Dopo la messa in San Marco, il Doge, accompagnato dal corteo con le insegne del potere, sale sul Bucintoro, monumentale galea da cerimonia. L’imbarcazione, ormeggiata in Riva fin dal giorno prima, è collegata a un pontile sul quale il Doge, prima di partire, riceve l’omaggio degli abitanti delle isole di Poveglia e del Lido. Il rito dello Sposalizio prevedeva il lancio di un anello in mare, si svolgeva all’altezza di San Nicolò del Lido e ricordava la partenza del Doge Pietro II Orseolo per la fortunata spedizione in Dalmazia, nel giorno dell’Ascensione dell’anno 1000. Tradizionalmente ritenuta un privilegio concesso dal papa Alessandro III al doge Sebastiano Ziani e ai suoi successori per l’aiuto nella lotta contro l’imperatore Federico Barbarossa (terminata con la pace di Venezia del 1177), la cerimonia dello Sposalizio del mare trae origine anche da antichi rituali propiziatori pagani e protocristiani di origine orientale.
Da un audace punto prospettico ripreso dalla riva degli Schiavoni, dove compare in evidenza la facciata settecentesca della chiesa della Pietà, l’incisione descrive la partenza del Bucintoro per il Lido sullo sfondo del bacino di San Marco animato da imbarcazioni decorate a festa.
L’originale disegno di Canaletto è a Londra al British Museum e il corrispondente dipinto di Francesco Guardi a Parigi al Louvre.

6. A. Canal, G.B. Brustolon
Sosta del Doge col Bucintoro a San Nicolò

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe P.D. n. 7187

Concluso il rito dello Sposalizio del Mare, il corteo dogale si dirige verso la chiesa di san Nicolò del Lido per assistere alla messa solenne. In questa chiesa si venerano le reliquie di san Nicola, protettore dei naviganti, trafugate a Mira di Licia nel 1100 dai veneziani di ritorno dalla prima Crociata. Il culto per questo Santo taumaturgo, invocato anche per sedare tempeste, era particolarmente celebrato a Venezia, che lo acclamava come protettore della città assieme ai santi Marco e Todaro. In realtà le reliquie di San Nicola si trovano a Bari, mentre al Lido si conservano quelle di un altro santo omonimo, forse san Nicola Zio. Terminata la funzione religiosa, il Patriarca riaccompagna il Doge e il suo corteo al Bucintoro, che lo riconduce in Piazzetta San Marco. Prima di rientrare in Palazzo Ducale, dove si svolgono ulteriori cerimonie e banchetti, il Doge onora della sua presenza il tradizionale mercato della Sensa.
Il rame di questa Solennità non si è conservato, mentre il disegno preparatorio di Canaletto è a Washington alla National Gallery e il corrispondente dipinto di Francesco Guardi a Parigi al Louvre

7. A. Canal, G.B. Brustolon
Il Doge assiste alla Festa del Giovedì Grasso

Rame, acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, cl. XXXIII n. 1562

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe Cicogna n. 9

Nella giornata del Giovedì Grasso si rievocava la vittoria riportata nel 1162 dal doge Vitale Michiel II sul patriarca d’Aquileia Ulrico che aveva cercato invano di contrastare il dominio del Dogado sull’area di Grado. Il Patriarca, caduto prigioniero dei veneziani, aveva dovuto accettare l’imposizione di un simbolico tributo da elargire ai vincitori: dodici pani grandi, dodici maiali e un toro, che, condotto spettacolarmente in Venezia in piazza San Marco, veniva qui cacciato e sacrificato. L’evento, nei secoli, si connotò sempre più come festa popolare, definitivamente ratificata nel 1550. Nell’occasione, si progettava e realizzava la Macchina, vera e propria opera d’architettura effimera, ornata d’apparati decorativi, che, issata in Piazzetta, serviva tra l’altro da piattaforma per il sorprendente lancio in pieno giorno di fuochi d’artificio. Attorno al fulcro scenografico del grande apparato, su palchi mobili gruppi di acrobati si misuravano nelle audaci Forze di Ercole, eco circense della destrezza militare dei Veneziani nella presa di Aquileia, abili armigeri davano vita ad una danza militaresca, detta Moresca, un audace funambolo planava sulla folla dal campanile di San Marco appeso a un filo, nel così detto Volo dell’Angelo, simbolo e auspicio di pace.
La composizione è dominata dalla maestosa e svettante costruzione barocca a tre ordini della Macchina, che evoca i castelli del Patriarca atterrati dai Veneziani e reca lo stemma della famiglia Mocenigo alla quale apparteneva il doge in carica nel periodo in cui veniva realizzata la serie delle Solennità. Il Doge assiste agli spettacoli dalla Loggia di Palazzo Ducale, mentre in primo piano protagonista è ancora la folla che si assiepa in tribune e invade la piazza fino a creare capannelli e macchiette di sapore aneddotico e popolaresco.
Il disegno preparatorio di Canaletto è in collezione privata, mentre la tela relativa di Francesco Guardi è al Louvre.

8. A. Canal, G.B. Brustolon
Visita del Doge alla Salute

Rame, acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, cl. XXXIII n. 1561

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe Gherro n. 1013

La visita del Doge alla chiesa della Madonna della Salute, a perpetuo ricordo della salvezza della città dalla terribile pestilenza del 1630, è il tema dell’ottava tavola delle Solennità Dogali. La costruzione del sacro edificio, ex voto per la cessazione della tremenda calamità venne fortemente voluta e sostenuta dallo Stato e il primo pellegrinaggio, detto volgarmente andata, ebbe luogo il 28 novembre 1631 con particolare enfasi poiché di fatto sanciva ufficialmente la liberazione della città dal morbo. Il rituale, connotato da un forte l’intreccio tra culto religioso e civile, sopravvive alla caduta della Repubblica per la grande devozione popolare.
L’incisione mostra il corteo dogale che si accinge ad entrare nel tempio, mentre gruppi di fedeli si affollano sul ponte di barche. La scena è dominata dalla bellissima mole architettonica longheniana della Salute, che si staglia maestosa e nitida contro un freddo e luminoso cielo novembrino.
Il disegno di Canaletto è in collezione privata, mentre il quadro di Francesco Guardi è a Parigi al Louvre.

9. A. Canal, G.B. Brustolon
Processione del Doge nel giorno del Corpus Domini

Rame, acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, cl. XXXIII n. 1564

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe P.D. n. 1499

La festa del Corpus Domini, stituita a Liegi nel 1246 per onorare il sacramento dell’Eucaristia, venne estesa a tutta la Chiesa Cattolica da papa Urbano IV nel 1264. A Venezia si a celebra dal 1295 ed è ratificata con decreto del Maggior Consiglio nel 1454. Il rito per questa giornata prevedeva una solenne processione in Piazza San Marco. L’ostensorio era protetto da un baldacchino, sormontato da quattro assi, ornato dalle imprese delle Scuole Grandi, come rappresentato nel dipinto di Gentile Bellini del 1496 La Processione in Piazza San Marco, esposto alle Gallerie dell’Accademia.
Singolare è il punto di vista della composizione canalettiana che colloca alle spalle di chi guarda la mole della Basilica incuneando da sinistra un’effimera struttura coperta da tessuti e ornata da festoni d’alloro e bracci reggicero dalla quale si scosta appena la figura del Doge in veste da parata, ad incontrare alcune figure. La processione con le preziose reliquie incede lenta e solenne sotto il porticato mentre alcuni gruppi popolari, per la verità un po’ distratti da varia quotidianità, si distribuiscono sul primo piano.
Il disegno di Canaletto è a Parigi nella collezione del Barone de Rotschild, mentre il quadro di Francesco Guardi è a Parigi al Louvre.

10. A. Canal, G.B. Brustolon
Visita del Doge a San Zaccaria il giorno di Pasqua

Rame, acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, cl. XXXIII n. 1563

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino; 526×651
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe P.D. n. 7185

Viene qui descritta ancora un’occasione di pubblica uscita del Doge ad un luogo di culto particolarmente legato al potere stesso dell’aristocrazia dominante. Nel giorno di Pasqua il Doge tradizionalmente assisteva alla funzione del Vespero nella chiesa San Zaccaria, dove risiedevano per il noviziato religioso le più nobili e ricche fanciulle del patriziato veneziano. Diverse sono le motivazioni richiamate dalle fonti per questo rituale e la più plausibile sembra legata allo juspatronato che il Serenissimo deteneva sulla chiesa, eretta per volontà del doge Giustiniano Particiaco nel 827. La visita poteva svolgersi però anche per venerare le reliquie donate nel 855 da papa Benedetto III alla badessa Agnesina Morosini, o per adempiere all’obbligo di visita annuale richiesto dalla stessa per l’omaggio di un ricco corno dogale, o per il dono di pietre preziose da parte della sorella di Caterina Cornaro, monaca a San Zaccaria, per ornare la zoia, oppure come forma di ringraziamento per la cessione da parte delle monache di un terreno adiacente alla piazza per il suo ampliamento voluto dal doge Sebastiano Ziani.
In ogni caso in quest’occasione, divenuta consuetudine, il Doge si recava in processione alla chiesa via terra, come si vede nella scena dominata dalla maestosa facciata rinascimentale della chiesa, accompagnato da sei canonici e preceduto dalle insegne dogali tra cui spiccava la preziosa zoia, per ottenere indulgenza.
Il disegno di Canaletto è a Londra al British Museum, e il quadro di Francesco Guardi è a Parigi al Louvre

11 . A. Canal, G.B. Brustolon
Ricevimento degli ambasciatori davanti al Doge in Collegio

Rame, acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, cl. XXXIII n. 1566

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe Cicogna n. 243

Una delle più solenni funzioni ufficiali del Doge era quella di accogliere gli ambasciatori stranieri, i nunzi e i legati in visita alla Repubblica con le loro delegazioni. La sala del Palazzo Ducale deputata a questo scopo era quella del Collegio, che ospitava le assemblee di una delle massime magistrature dello Stato. La sala, connotata da uno straordinario apparato decorativo a celebrazione dei fasti della Serenissima, è raffigurata con dovizia di particolari attraverso una impaginazione di singolare rigore prospettico che colloca nel fuoco della parete di fondo sotto la tela veronesiana con l’Omaggio di Sebastiano Venier al Salvatore per la battaglia di Lepanto il trono dogale affiancato dagli scranni dei dignitari. A destra sulla parete maggiore sono riconoscibili le tele tintorettiane liberamente interpretate. Una luce calda e diffusa filtra dalle ampie vetrate sulla sinistra, mentre le ombre vibrano pittoricamente grazie al sapiente utilizzo sulla lastra dello strumento a rotella. In primo piano, diverse figure di patrizi dal volto celato dalla bauta.
Il disegno preparatorio di Canaletto è andato perduto, mentre il quadro derivato di Francesco Guardi è a Parigi al Louvre.

12 . A. Canal, G.B. Brustolon
Banchetto del Doge

Stampa, secondo stato
Acquaforte e bulino
Venezia, Museo Correr, Gabinetto Disegni e Stampe, Stampe Molin n. 1935

Il ciclo si conclude con un momento conviviale. I banchetti della Repubblica si svolgevano con grande fasto e codificata ritualità cerimoniale e facevano parte delle varie solenni funzioni della vita civile della Serenissima. Il Doge invitava gli Ambasciatori e le più alte cariche dello Stato in varie occasioni: nella festa di San Marco, dell’Ascensione, di Santo Stefano e altre. Questi ricevimenti dal diciassettesimo secolo si Sala dei Banchetti, edificata per questa specifica funzione sotto il Doge Antonio Priuli, nell’ala del palazzo ducale poi integrata nella residenza patriarcale.
Nel 1763 si resero necessari radicali lavori di restauro alla sala che venne nuovamente inaugurata solo nel 1768, quindi dopo l’avvio della pubblicazione delle prime incisioni canalettiane.
La stampa ci restituisce infatti il salone con il settecentesco soffitto tripartito affrescato da Giacomo Guarana, mentre la decorazione delle pareti è ancora in fieri. Il taglio prospettico centrale della scena permette un’ampia descrizione della sala e dei convitati con il Doge al centro sullo sfondo, mentre il primo piano è animato da gruppi di nobili dal volto celato dietro la bauta, che, fino alla seconda portata erano ammessi ad ammirare i sontuosi servizi di argenteria e le pregiate suppellettili.
Di questa ultima stampa non ci rimane il disegno originale di Canaletto e neppure la matrice in rame. Il quadro di Francesco Guardi è invece a Nantes al Musée des Beaux-Arts .

Documenti

I.Pietro Gradenigo
Notatorio.

Lodovico Furlanetto, Mercadante di Stampe in Rame sul Ponte de’ Baretteri, e studioso di Rappresentazioni da presservarsi all’età future con imagine fedele ideò il dissegno, et intaglio prescritti ad Antonio Canaletto, et a Giovanni Brustolon di alquante Funzioni primarie, quali annualmente si adempiscono in Venezia a modo di grandioso contegno.
Il Ser.mo Doge mostrato al popolo in S. Marco doppo la elezione
Il Principe stesso portato a spalle intorno la Piazza gettando monete.
La Coronazione sopra la Scala de Giganti, che sta nel Cortile del Palazzo.
La Maestosa Festa nel giorno dell’Ascensione per via del Bucentoro sino al Lido del Mare.
Lo sbarco di sua Ser.tà, e l’andata a S. Nicolò.
L’antica usanza nel Giovedì grasso alla presenza della Signoria.
La solenne Processione nel divoto giorno del Corpus Domini.
La votiva visita col trasporto per via delli Peattoni al Tempio di S.ta Maria della Salute.
Si venderà ogni foglio lire 4.

Venezia, Biblioteca Museo Correr, ms. Gradenigo-Dolfin, 67/ 16, c.53

II. Pier-Jean Mariette
Lettera a Tommaso Temanza, 12 gennaio 1768
On m’a envoyé de Venise les deux premieres pieces d’une suite de douze morceaux qui représenteront les diverses fonctions du Doge et qui le gravent sur les desseins de Canaletto. Cela me paroit plus curieux que bien exécuté, mais avec cela je serois fâché de ne les pas avoir
Venezia, Biblioteca Museo Correr, Epistolario Moschini, ad vocem “Mariette” n. 4

III. Pier-Jean Mariette
Lettera a Tommaso Temanza, 18 giugno 1768
J’ai reçu les trois premieres estampes des diverses fonctions du Doge, et j’ai la même opinion que vous, je les trouve gravées grossierement et sans espirit. Il n’y a d’intéressant que le sujet
Venezia, Biblioteca Museo Correr, Epistolario Moschini, ad vocem “Mariette” n. 6

IV. “Corriere Letterario”, 18 ottobre 1766
VENEZIA.
Lodovico Furlanetto, Mercante di stampe in rame in Venezia, ha pubblicato un suo Manifesto, con cui annunzia al Pubblico un’Opera in 12 fogli imperiali, che si fa presentemente da lui disegnare, e intagliare,,e rappresenta le più magnifiche pubbliche Funzioni che si fanno in essa Dominante. Il Disegnatore n’è il celebre Antonio Canaletto, e l’Intagliatore il valente Giovanni Brustolon (…)

Venezia, Biblioteca Museo Correr, Gior. F 7/ 2

Anonimo XVIII sec.
Camera oscura
Legno, specchio e vetro smerigliato
Inv. Cl. XXIX S. N. 30
Camera oscura appartenuta ad Antonio Canal, detto il Canaletto, come testimonia l’iscrizione “A. CANAL” presente sul coperchio di protezione.
Lo strumento, detto anche camera ottica, è formato da una scatola di legno di legno munita di obiettivo, specchio riflettore e piano di proiezione in vetro smerigliato. L’obiettivo è montato all’apice della protuberanza piramidale sul lato anteriore della scatola, ed è composto di un tubo di cartone lungo 9 centimetri, munito all’estremità anteriore di una ghiera di legno filettata porta lente, di una lente convergente, di una seconda ghiera di legno ferma lente, e di un coperchietto di protezione anch’esso di legno. All’interno della scatola è montato uno specchio inclinato a 45° che riceve l’immagine capovolta dall’obbiettivo e la riflette raddrizzata sul vetro smerigliato. Quest’ultimo ha la faccia superiore liscia in modo da consentire la trascrizione dell’immagine; il disegno veniva eseguito non sul vetro ma su un foglio di carta sottile o comunque semitrasparente a esso sovrapposto. La nitidezza dell’immagine veniva garantita dall’obbiettivo estraibile e dall’oscuramento locale fornito dal coperchio a cappuccio.
Nella pratica artistica fu usata da alcuni pittori fiamminghi, come Jan Vermeer e Gaspare Vanvitelli ma soprattutto da Canaletto che ne fece lo strumento principe dei vedutisti.
Solo all’inizio del XIX secolo, con le sperimentazioni di Joseph Nicéphore, da questo strumento derivò la macchina fotografica.