Dagli scatti in bianco e nero dei musicisti della scena londinese dei primi anni 80, l’esposizione giunge fino ai lavori più recenti, tra cui la serie Strippinggirls, progetto incentrato sulla riflessione/confronto tra analisi fotografica e pittorica di un tema comune realizzato in collaborazione con la pittrice sudafricana Marlene Dumas.
I lavori di Corbijn , creatore di progetti artistici che vanno oltre la fotografia, sono stati spesso utilizzati anche per le più riuscite cover di CD e video da David Bowie a Bob Dylan, da Frank Sinatra a Martin Scorsese e Allen Ginsberg, fino a Bono e gli U2.
Corbijn racconta, da più di trent’anni, una cultura di confine, che si muove tra musica e immagine. I suoi soggetti più popolari sono le icone dello “star system”, che ritrae utilizzando un linguaggio scarno e minimale attraverso uno stile che, come ha avuto modo di affermare il cantante degli U2 Bono, lo porta a fotografare “la musica piuttosto che il musicista”.
I suoi ritratti, spesso monocromi, sono immersi in un’atmosfera cruda e austera, dove i soggetti, quasi a contrasto, sembrano trovarsi in una qualche sorta di intimità con l’obbiettivo, come ricorda egli stesso:
“A me interessa costruire una connessione con chi fotografo. Siamo io, lui e la macchina fotografica per cui, alla fine, si tratta quasi di una questione personale. Le immagini devono riflettere l’incontro di due persone”.
Questa attitudine lo porta a costruire rapporti quasi simbiotici con le band più rappresentative con le quali collabora – i Depeche Mode, per cui ha studiato stage sets e curato video oltre alle copertine dei dischi – e sopratutto il gruppo irlandese degli U2, al quale lo lega un’amicizia personale e una collaborazione artistica che prosegue da oltre vent’anni.