Il percorso si apre con una serie di notevoli menhir del periodo Neolitico, provenienti da antiche civiltà europee. Potenti “sculture” che testimoniano i tentativi di primi anonimi artisti di mettere in collegamento due mondi, di creare una relazione immediata tra terra e cielo. Ma la medesima forza e la stessa intensità la si può trovare nei lavori presentati di Chung Chang Sup, Anish Kapoor e nelle installazioni di Marina Abramovic e di Nicola Martini che esplorano la relazione tra sostanza e apparenza, materia e percezione.
Il campo d’indagine si sposta quindi verso la modernità: nel XIX secolo le tematiche dello spirituale, del sogno, del misticismo, il sentimento panico della natura e l’esperienza intuitiva nel processo creativo nella avranno nuovi sviluppi e, agli albori del secolo successivo, giocheranno un ruolo determinante nella nascita dell’astrattismo e nei lavori di Vassily Kandinsky, Paul Klee, Hilma af Klint, Jean Arp e altri.
L’importanza della ricerca spaziale e temporale verrà dai gruppi Gutai, Cobra, Zero, Spazialismo e Fluxus sarà illustrata con opere di Kazuo Shiraga, Pierre Alechinsky, Günther Uecker, Lucio Fontana, Mario Deluigi e Joseph Beuys.
L’interesse dei Surrealisti per l’inconscio costituirà un importante focus dell’esposizione. La loro fascinazione per i sogni, per la scrittura e il disegno automatici e per lo stato di alterazione dell’”io” saranno rappresentanti in mostra dai ‘dessins communiqués’ e ‘cadavres exquis’ di André Breton, André Masson, Paul Eluard, Remedios Varo, Victor Brauner – tra gli altri – insieme agli esperimenti fotografici di Raoul Ubac e Man Ray, e alle opere su carta di Henry Michaux, Oscar Dominguez e Joan Miró.
Questa eredità si rifletterà anche nei lavori di Robert Morris, William Anastasi, Isa Genzken, Renato Leotta e Susan Morris, aristi contemporanei che, dal 1960, hanno fatto rivivere rivistandolo e aggiornandolo l’interesse surralista per l’automatismo, giungendo a nuovi risultati formali e tecnici.
Il secondo piano di Palzzo Fortuny sarà interamente dedicato a queste “scritture automatiche”.
Durante le giornate del vernissage i visitatori saranno invitati a esplorare e sperimentare la fantasia paranormale degli artisti attraverso quattro performance legate al sogno, alla telepatia, e all’ipnosi – della mente e del corpo – realizzate da: Marcos Lutyens, Yasmine Hugonnet, Angel Vergara e Matteo Nasini.
Le riprese delle perforemance e le opere realizzate grazie a questi momenti creativi verranno ad arricchire il percorso espositivo.
Partendo dall’esperienze realizzate da Robert Morris negli anni ‘60 con i suoi Self-
Portrait, Matteo Nasini con la sua performance “Sparkling Matter” registrerà e analizzerà l’attività elettrica della corteccia cerebrale di un performer addormentato durante uno o più cicli di sonno, con uno strumento simile a quello scelto dall’artista americano. Questa registrazione si tradurrà in un solido geometrico, prodotto in ceramica con una stampante 3D e in una performance sonora dal vivo.
La svizzera Yasmine Hugonet ne “La Ronde/quatuor” dirigerà invece la coreografia di un gruppo di quattro danzatori che si muoveranno in circolo in un continuo silenzioso dialogo basato su mutuo scambio di gesti e posizioni.
“Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo”, scriveva Alighiero Boetti con la sua particolare grafia speculare e ambidestra, così Marcos Lutyens, nato a Londra nel 1964, presenta una performance di ipnosi invitando il pubblico a partecipare per disegnare i propri pensieri inconsci su due tavolette di argilla posizionate su ciascun bracciolo della sedia. Nella sua improvvisazione “Straatman”, lo spagnolo Angel Vergara che attualmente vive e lavora a Bruxelles completamente coperto da un pesante e spesso lenzuolo dipingerà su una grande tela resa nera da uno strato di carboncino ciò che i suoi altri sensi gli faranno percepire. Vergara ha lavorato nell’occasione con la musicista Mireille Capelle che ha creato una nuova “Architettura sonora” per la mostra a Palazzo Fortuny a Venezia.
Rispondendo al ritmo e all’eco, la figura bianca cancella la superficie nera sulla tela, macchiando contemporaneamente il lenzuolo bianco: in questo modo lo spettatore potrà vedere l’intuizione esposta tra un corpo attivo e spazi sensibili.
Infine molti tra i più importanti artisti contemporanei sono stati invitati a creare un dialogo con le opere storiche e con il carattere unico della residenza di Mariano e Henriette Fortuny.
Alberto Garutti, Kurt Ralske, Maurizio Donzelli, Berlinde De Bruyckere e Bruna Esposito hanno creato installazioni site-specific come risposta diretta e intuitiva agli ambienti di Palazzo Fortuny.
L’ultimo piano della casa-atelier di Mariano ospiterà una suggestiva installazione performativa – definita dalla partecipazione del pubblico che contribuisce a
trasformarla – dell’artista coreana Kimosooja. In “Archive of the Mind” il visitatore è invitato a modellare pezzi di argilla a forma di sfera, avvolto da una performance sonora in cui si sente l’artista mentre fa rotolare analoghi oggetti. Il momento meditativo e persino spirituale di ciascun visitatore viene congelato per sempre nelle sfere di argilla finite.
Accanto a questo, un Padiglione Wabi progettato da Axel Vervoordt e Tatsuro Miki invita i visitatori a scoprire il “Tokonoma’s”, laddove “Toko” significa piattaforma e “ma” vuoto incorniciato. Queste piattaforme sono un’umile testimonianza dei tentativi degli artisti di catturare il potere intuitivo della creazione. Dall’altra parte, una collezione di oggetti semantici è posta a confronto con lavori video di Anna Mendieta e Cleo Fariselli e a una coroegrafia di Damine Jalet ripresa da Gilles Delmas.