La mostra
Capucci, enfant prodige della Moda, apre a vent’anni, nel 1951, il primo atelier. Grazie agli studi al liceo artistico prima e all’Accademia di Belle Arti poi, non solo conosce la storia dell’arte ma anche le tecniche pittoriche e plastiche, il disegno, la grafica. La prima gli fornisce consapevolezza culturale e di visione; le seconde gli danno gli strumenti per ricercare e verificare metodi e approcci nuovi. E tutto il suo percorso creativo, che dura ininterrotto fino a oggi– costellato di riconoscimenti e invenzioni-, è segnato proprio dalla ricerca e dalla sperimentazione formale.
Le opere in mostra documentano, in particolare, il passaggio e la definitiva scelta di campo artistica nella produzione dell’ultimo trentennio.
Dal celebre abito Colonna, elemento di rottura con la tradizione sartoriale che , a fine anni settanta, inaugura la fase degli abiti-scultura, al Ventaglio simbolo di creatività libera; dalle creazioni degli anni ottanta – con inserti a pannello, tubolari, a forma di fiore, di scatola, di capitello…-, tra cui Fuoco, con il volume del plissé verso l’alto, alle straordinarie opere degli anni novanta, che consacrano Capucci nel mondo dell’arte, con la partecipazione alla Biennale di Venezia del Centenario (1995) e mostre nei maggiori musei del mondo.
Tra le opere più recenti, le incredibili realizzazioni Spire, Onda, Foglia, Linee, Crete e, creato per l’occasione, l’inedito abito-scultura di sposa, in seta mikado rosso, che apre la mostra.
Molteplici fonti d’ispirazione: dal mondo vegetale agli elementi fondamentali (Acqua, Terra, Aria, Fuoco); dai fenomeni fisici ai riferimenti artistici. Ecco allora colori puri alla Beato Angelico; ampie maniche e sontuosi strascichi come in Pisanello, Benozzo Gozzoli, Paolo Uccello; velluti e dettagli sartoriali di Carpaccio, Tiziano, Tintoretto; fianchi allargati come in Velasquez; ed ecco Tiepolo, cui rende pubblicamente omaggio.
S’impadronisce inoltre, filtrandole attraverso la propria sensibilità e cultura, di ogni novità e suggestione del ‘900.
Ma tutta la sua produzione rimanda, soprattutto, all’eterno sogno umano del superamento dei propri limiti, attraverso la creazione di abiti di dimensioni impossibili, con propaggini asimmetriche, ali d’uccello o farfalla, zampilli serici, grandi code…. In essi le forme naturali del corpo si oltrepassano in una sorta di dimensione “divina”, astratta, priva di esigenze materiali, fisiche, temporali.
E appunto al di fuori del tempo e della moda le sue opere, ospitate nei maggiori musei del mondo, si rivelano in tutta la loro stupefacente presenza estetica.