ANTONIO SCACCABAROZZI
Diafanés
28 gennaio 2025 – 6 aprile 2026
Venezia, Museo Fortuny
A cura di
Ilaria Bignotti
Camilla Remondina
In collaborazione con
Galleria Clivio, Milano-Parma
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La mostra site-specific dal titolo Antonio Scaccabarozzi. Diafanés è dedicata al dialogo tra l’opera e lo sguardo che l’oltrepassa.
Attraverso il concetto di diafano, l’esposizione intende fare affiorare le affinità linguistiche e metodologiche tra la ricerca artistica di uno dei protagonisti dell’arte neo-concreta e concettuale italiana tra gli anni Settanta e il nuovo Millennio, Antonio Scaccabarozzi, e l’eclettica ed esuberante indagine del padrone di casa, Mariano Fortuny.
Formata da opere leggerissime e traslucide, colorate e trasparenti, la mostra intreccia arti visive, semiotica e fenomenologia dell’immagine, invitando il pubblico a compiere un intenso percorso nell’indagine di Scaccabarozzi. L’esposizione si concentra sui lavori realizzati tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila, quando l’artista approda agli acetati prima e al polietilene poi, quali prediletti campi di accadimento del tratto pittorico e luoghi di esplorazione delle relazioni tra architettura, osservatore e opera. Affascinato dalla sua leggerezza, trasparenza e versatilità, Scaccabarozzi vede nel polietilene il luogo in cui affrontare ad un nuovo livello il problema della visione e del suo limite, il ragionamento sul doppio, recto e verso della pittura, la sua relazione ed estensione nello spazio, fino a renderlo autonomo ed indipendente da ogni altra tecnica artistica.
I cicli delle Quantità libere, opere in cui il colore si libera sulla superficie trasparente, dei Polietileni, fogli di tale materiale tagliati e sagomati in forme di ascendenza architetturale, e delle Banchise, sovrapposizioni di membrane colorate di plastica volte a creare inedite sfumature cromatiche, dialogano idealmente con le intuizioni straordinarie di Mariano Fortuny: dalla plissettatura, capace di mutare radicalmente l’idea e le fattezze dell’abito, alla ricerca di alfabeti iconografici del passato, all’attenzione posta sulle nuove tecnologie del suo tempo. Inoltre, sono comuni ai due artisti l’ispirazione data dalla statuaria e dall’architettura dell’antica Grecia e lo studio delle cromie nelle sue calibrate potenzialità e assonanze con l’antico. Entrambi sembrano essere attenti e coltissimi tessitori di opere diafane, poste nelle mani e negli occhi del pubblico con la richiesta di scrutarle e oltrepassarle, di vedere attraverso le loro stratificazioni, in nome di una contemplazione carica di poesia.
Una mostra che si pone dunque come un affresco plastico e ritmato dai gradi del visibile, in cui l’opera si fa diaframma di un respiro cromatico e seducente, interrogando il fruitore in quanto “zona-limite di forze contrapposte”, come ha dichiarato Scaccabarozzi.