La mostra
La mostra – omaggio a Fortuny nel cinquantenario della morte – rilegge il senso profondo del suo eclettico operare e della sua presenza sulla scena intellettuale e artistica a cavallo tra ‘800 e ‘900 come straordinaria capacità di trasformazione: stimoli e fermenti fondamentali del suo tempo diventano con lui materia di sperimentazione, innovazione, qualità altissima di risultato.
Per questo il salone di palazzo Fortuny che la ospita è stato trasformato in una sorta di scatola luminosa, memoria e simbolo della rivoluzione teatrale di Mariano. In questo contesto ideale trovano spazio e articolazione i diversi esiti della sua ricerca, ordinati per grandi argomenti di particolare rilievo: la pittura, la luce, l’opera incisoria, il tessile e i grandi abiti.
La pittura
La selezione di opere qui esposte rappresenta i vari momenti e le diverse ispirazioni del percorso pittorico di Mariano. Centrale il periodo wagneriano, fino al 1899 (Parsifal: funerali di Titurel; Wotan che colpisce la roccia; Fanciulle in fiore), punto di incontro e felice equilibrio tra pittura e teatro, segnale di un’intima comprensione di sogni e miti che hanno fatto fremere l’Europa a fine ottocento. Altrettanto, per altri versi, affascinante la ritrattistica, in cui la famiglia e in particolare la moglie Henriette giocano un ruolo fondamentale: qui l’ispirazione si fa cronaca intima nel contesto dell’eredità stilistica dei parenti materni: Federico de Madrazo, il nonno; gli zii Raymundo e Ricardo; l’amico Boldini.
1888: lo Studio di nudo femminile eseguito a soli diciassette anni è la prima prova pittorica conosciuta del giovane Mariano. Questo tema, che sempre lo accompagnerà appassionandolo (il più tardo di quelli qui esposti, Nudo femminile disteso, è del ’46), diviene il palinsesto di tecniche e stili intrecciandosi persino con la ricerca fotografica. Le due grandi Nature Morte ( I gessi dell’atelier, 1939 e 1940) sembrano il frutto di una contaminazione tra il bagaglio culturale di Fortuny e la sua originale capacità compositiva.
La luce
La luce, motivo dominante della ricerca di Fortuny, è uno di quegli elementi che ritroviamo continuamente nell’assidua ricerca cromatica, nella tintura delle stoffe, nella materia tessile cangiante e , conseguentemente, in molti oggetti pensati per l’arredamento. Un notevole esempio è fornito dalla grande tenda di garza di seta colore avorio, stampata in nero con motivi orientaleggianti, tutta giocata sulla trasparenza della materia serica e sul contrasto grafico del disegno che aumenta e spande luce nell’intero spazio. Sulla stessa linea di ricerca, si collocano gli straordinari lampadari e lampade, sempre nello stesso materiale, stampato e dipinto. Derivati da soggetti e citazioni diverse, quali lo Scudo saraceno, con nomi esotici, (Sherazade) oppure ispirate ai mondi celesti (Saturno), tali oggetti ,quasi immateriali , evocano nelle stanze atmosfere e suggestioni dove luce e disegno costituiscono un unicum inscindibile. Decisamente pratiche e funzionali all’illuminazione specifica di ambienti di vario genere, opere d’arte e architetture, le Lampade a diffusore Fortuny, dalla linea essenziale, solide, costruite in metallo, rappresentano ancora oggi quanto di meglio sia stato pensato per l’uso della luce diffusa e indiretta.
L’opera incisoria
L’incisione è una delle grandi passioni di Fortuny. Nasce contemporaneamente al viaggio a Bayreuth e certamente sotto l’influenza di Rogelio de Egusquiza, pittore e incisore amico del padre.
Essa rappresenta un’ importante sintesi di ricerca intellettuale e tecnica sperimentale: sintesi che costituisce il connotato di fondo della sua stessa poetica.
Il cospicuo corpus incisorio qui presentato è stato donato da Henriette al Museo di Ca’ Pesaro nel 1965, e viene qui esposto per la prima volta nel suo insieme.
A partire, ovviamente, dal ciclo wagneriano (La valchiria, L’incantesimo del fuoco, Mime che forgia la spada), i temi trattati riflettono quelli prediletti anche nell’opera pittorica. Altri temi sono invece tipici della sperimentazione incisoria: sono i soggetti di veduta veneziana e i paesaggi. La tecnica permette a Fortuny di rincorrere in queste prove il dettaglio, mentre la ricerca formale – soprattutto applicata agli studi architettonici ( come in Sottoportico e calle ) – rivela da un lato l’influenza piranesiana e dall’altro la curiosità fotografica per il taglio compositivo (Vicenza: la loggia del Capitaniato).
Goya e Rembrandt sono, altresì, ovvii riferimenti e fonti d’ispirazione (Arabo con cappuccio, Rabbino), ma non mancano i curiosi esiti simbolisti (Fantasia, Fantasia-L’impiccato)
Il tessile
Sono esposti alcuni tra i più rappresentativi esemplari appartenenti alla collezione del Museo Fortuny, selezionati in base a criteri di qualità e significato, essenziali per meglio conoscere la ricerca e il lavoro di Mariano. Abiti, tessuti, matrici e prove di stampa, teli, drappi ornamentali, costituiscono un ricco campionario che ben identifica questa straordinaria produzione tessile e di moda, eccezionale vocabolario stilistico di motivi ornamentali citati, trascritti e reinterpretati, in funzione di una “moderna” visione decorativa e stilistica. I tessuti semplici come la tela e la diagonale di cotone, il velluto di seta e cotone tagliato unito, sono i supporti ideali per la celebre stampa policroma destinata prevalentemente all’arredamento. Il raso, il taffetas, la garza di seta, gli stessi velluti, costituiscono la materia dei delphos, delle sopravvesti, dei sontuosi mantelli e delle cappe, intrisi di infinite mischie cromatiche e di riferimenti storici. Dai preziosi velluti rinascimentali fino ai tessuti provenienti da culture lontane ed esotiche, Fortuny trae modelli decorativi e disegni che, una volta stampati, imitano e reinventano l’antico manufatto operato, grazie a un personalissimo sistema di stampa dall’ineguagliabile resa materica e tridimensionale.